25 aprile, in tre momenti la celebrazione della Festa della Liberazione

Pubblicato il 25 aprile 2021 • Comune , Cultura , Politica

Tre distinti momenti hanno costituito le celebrazioni 2021 della Festa della Liberazione, alla presenza delle autorità istituzionali ma senza la partecipazione del pubblico a causa delle condizioni sanitarie. Dopo la santa messa in Duomo, l’amministrazione comunale, l’abate Cesare Cancarini e i rappresentanti dell’Anpi, dei Combattenti e Reduci e delle altre associazioni d’arma si sono ritrovati per la deposizione di due corone d’alloro prima al monumento ai Caduti di tutte le guerre quindi al monumento alla Resistenza e alla Costituzione dove sono intervenuti per i discorsi ufficiali il primo cittadino Marco Togni, l’assessore al Commercio e allo Sport Guido Lanfranchi e il presidente dell’Anpi Giulio Bertolini e si è proceduto alla lettura dei 27 nomi di monteclarensi periti per mano nazifascista prima dell'Inno d'Italia cantato dal basso Paolo Battaglia che ha chiuso la mattinata di celebrazioni.

---

IL TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL SINDACO MARCO TOGNI

Ringrazio per la partecipazione i componenti della giunta comunale, i rappresentanti dell’Anpi, delle associazioni combattentistiche e il nostro Abate Monsignor Cancarini. Per il secondo anno siamo a celebrare il XXV aprile con le limitazioni disposte a causa della pandemia. Fin quando non abbiamo avuto indicazioni ufficiali, non me la sono sentita di pubblicizzare quanto concordato con i rappresentanti di ANPI e delle associazioni combattentistiche: il rischio sarebbe stato quello di creare assembramenti oltre a quello di dover cambiare la programmazione. Tramite una locandina abbiamo quindi comunicato alla cittadinanza che ci stavamo preparando a celebrare il XXV aprile in ricordo di tutti coloro che si sono sacrificati durante la seconda guerra mondiale. Tra loro non ci sono infatti solo i partigiani della resistenza, ma ci sono tutti coloro che hanno dato la vita per la libertà. Lo stesso Ministero della Difesa prevede che, in occasione delle principali festività nazionali del 25 aprile, del 2 giugno e del 4 novembre, il Presidente della Repubblica renda omaggio al Sacello del Milite Ignoto che rappresenta l’elevato valore simbolico e il doveroso ringraziamento che la Patria perpetua a favore di tutti coloro i quali hanno donato la propria vita nell'adempimento del proprio dovere: i nostri caduti, i nostri soldati morti al fronte, i nostri civili deportati e quelli morti sotto i bombardamenti, il personale medico ed infermieristico, i soldati americani ed alleati morti in combattimenti sul nostro territorio nazionale, questi, solo per citarne alcuni. Ecco perché ho fortemente voluto deporre una corona d’alloro anche al monumento ai caduti e ho fatto suonare il Silenzio fuori ordinanza, ringrazio per questo la nostra Banda Cittadina e il trombettista. Oggi, 25 aprile, è il 76° anniversario della liberazione dell’Italia dallo stato di occupazione del nostro territorio dai nazisti e contro il regime fascista. Si festeggia quindi la libertà. Chi non ha vissuto la seconda guerra mondiale e gli anni ad essa antecedenti non può realmente sapere cosa significhi la vera libertà per un individuo, per una comunità, per un popolo. La libertà non significa poter far ciò che si vuole quando si vuole. Vivere in una comunità, in una società, vuol dire prima di tutto rispettare tutti le regole al fine di una pacifica convivenza tra individui. La parola libertà in realtà ha un significato molto più profondo. Significa non essere obbligati a pensare tutti nella stessa maniera, vuol dire garantire pluralità di informazione affinché ogni individuo possa farsi una propria idea consapevole della realtà. Significa essere rispettati e trattati tutti in egual misura senza differenza di etnia o religione. Significa non essere perseguitati. Significa non essere barbaramente cacciati, catturati, uccisi, inceneriti. Tutto questo le nostre generazioni non lo hanno provato e quindi tutta probabilità, nemmeno noi, oggi qui presenti, possiamo saperlo, al massimo possiamo immaginare cosa hanno provato i nostri padri, i nostri nonni. Il XXV aprile dunque rappresenta la festa di tutti gli italiani, indipendente dalle appartenenze politiche e nessuno dovrebbe permettersi di farla propria o di denigrarla, di cogliere l’occasione per scagliarsi solo per fini partitici contro questo o quello. Queste persone vanno solo ignorate. Per nostra fortuna nel 2021 i due figli gemelli, che la prima guerra mondiale partorì, sono morti. Uno rosso come il sangue che versò la rivoluzione. L’altro nero come i lutti che causò la guerra. Il comunismo da una parte ed il nazismo e il fascismo dall’altra.  Ambedue venivano dal socialismo ma divennero realtà nel “partito unico”, nel regime, sotto i colpi della guerra. L’autorevole politologa Hannah Arendt, nata ad Hannover nel 1906, tedesca quindi ma di famiglia ebraica, ha identificato l'essenza del totalitarismo con il terrore e lo sterminio di massa, ha circoscritto l'area dei regimi totalitari al nazismo e al comunismo stalinista. Oggi viviamo in uno stato libero dove ognuno può pensare ed esprimersi liberamente senza apparenti imposizioni, salvo quando i tre poteri dello stato varcano dai propri limiti costituzionali per fini politici. Costituzione, figlia della resistenza e della fine del regime e della monarchia. Costituzione da cui ognuno di noi è tutelato anche se, col passare degli anni comincia a segnare i suoi limiti e dovrebbe a mio parere essere aggiornata ai tempi moderni garantendone però i principi fondamentali scritti dai padri costituenti. Ecco l’importanza di celebrare ogni anno questa ricorrenza, soprattutto nelle scuole, per tenere vivo il ricordo di quelle atrocità, di quei sentimenti sbagliati basati sull’odio, affinché le nuove generazioni possano capire, essere rispettose, vivere libere, ora ed in futuro. Sono fortunato, perché non sono schiavo di ideologie, perché sono contro ogni forma di privazione delle individualità, delle identità personali, perché sono contro i totalitarismi di ogni colore politico e non permetterò a nessuno di applicarmi etichette. Sono fortunato semplicemente perché sono libero e per questo ne devo essere grato. L’unica canzone, melodia, che senza distinzione unisce tutti gli italiani sotto il segno della patria è l’Inno d’Italia ed è per questo che ho chiesto al nostro concittadino Paolo Battaglia di cantarlo con la sua possente e vigorosa voce. Grazie Paolo. A tutti, buon XXV aprile.